Sandro Penna, Poesie

Io vivere vorrei
addormentato
entro il dolce
rumore della vita

Vi è mai capitato di scoprire che l’immagine costruita dagli altri su di voi non corrisponde a quello che credete di essere? Penso proprio che succeda a tanti di noi!

È ciò che succede anche a Sandro Penna, poeta nato a Perugia il 12 giugno 1906 e deceduto a Roma nel 1977. E se si tratta di un personaggio celebre, come appunto di uno scrittore, la questione si fa più delicata, dal momento che i posteri raccoglieranno attraverso gli scritti della critica una identità in cui egli non si riconosceva.

Così Penna decise di ricorrere ad una scorciatoia, ad una scelta autobiografica in nome di una letteratura che lo rappresentasse: scelse e raccolse le poesie che secondo lui meritavano di essere tramandate. Il volume così composto uscì per Garzanti nel 1973 con in copertina il distico di due strofe in giallo, e in testa all’ opera troviamo la dichiarazione del poeta che così recita:

“Queste sono le poesie che al di fuori di
qualsiasi critico io stimo più di tutte.
Sarebbero insomma quello che io lascerei
ai posteri se posteri esisteranno”.

La raccolta che ho tra le mani in edizione Mondadori ripropone fedelmente quella del 1973. Poesie che sto trovando delicate e piene di colori, nel susseguirsi delle stagioni, tra coni d’ombra e grandi spiragli di luce.

Il poeta, insieme a Attilio Bertolucci e Giorgio Caproni, è consideratoo tra i tre principali poeti della linea anti novecentesca, o linea sabiana, per indicare il netto distacco dalla corrente ermetica in voga negli anni ’30.

È ora di ritornare ad immergermi nei versi, con l’augurio di raccontarvi di più, in un nuovo appuntamento.

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